giovedì 31 marzo 2011

Vivalascuola. Invalsi sì, Invalsi no, Invalsi bum

Collegi Docenti che si rifiutano di somministrare le prove (qui, qui, qui, qui), sindacati che protestano perché si tratta di un incarico aggiuntivo (qui e qui), case editrici che sfornano pubblicazioni per le esercitazioni (qui e qui), scuole che addestrano gli studenti a rispondere ai quiz degli anni precedenti (qui, qui), il Ministero che vuole fare dell’Invalsi un’articolazione del sistema di valutazione per scuole e dirigenti (qui e qui)… Energie e tempo della scuola da mesi rivolte alle prove che si terranno a maggio… E va bene, parliamo d’Invalsi, danno il via Giovanna Lo Presti e Paolo Fasce:http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/03/28/vivalascuola-76/

sabato 19 marzo 2011

LETTERA APERTA sulla SCUOLA !

GPS - Genitori Per la Scuola (Faenza)

LETTERA APERTA sulla SCUOLA

Siamo un gruppo di genitori che si sono trovati e si trovano a condividere una interessante esperienza.

Abbiamo iniziato gestendo un’emergenza rappresentata dal tentativo, per fortuna scongiurato grazie al lavoro di tutti noi, di chiusura dell’indirizzo musicale della Scuola Secondaria di primo grado "Strocchi" di Faenza e ancora prima affrontando la tragica prospettiva della cosiddetta Riforma Gelmini del 2008.

Lo abbiamo fatto con passione ed entusiasmo cercando di garantire un diritto al futuro per i nostri figli.

Abbiamo costruito un gruppo di persone libere e disinteressate che vogliono continuare a dare battaglia, dialogando con tutti, per ribadire e garantire l’affermazione del diritto alla conoscenza ed alla crescita.

In un panorama come quello di oggi in cui continui tentativi di smantellamento delle strutture educative stanno mettendo a serio rischio gli spazi vitali di aggregazione e di crescita, noi ci sentiamo di poter rivolgere a tutti un appello invitando a portare un contributo di idee, di pensieri, di azioni che, anche se piccolo e parziale, può contribuire a costruire e rafforzare un presidio democratico a difesa della scuola pubblica.

L’esortazione che ci sentiamo di rivolgere a tutti i genitori, è quella di vigilare con attenzione costante sul “diritto alla conoscenza” dei propri figli: possibilità precluse, speranze rubate, opportunità perdute significano futuro fermo . Un paese che mortifica scuola, cultura e coscienza civile, deruba i ragazzi dei loro sogni e chiude in anticipo troppe strade. È possibile anche in tempo di crisi lottare per un diritto collettivo, e le voci di tutti noi avranno più forza per farsi sentire.

Bisogna sforzarsi di alzare lo sguardo, non è più tempo di rimanere indifferenti, intorno a noi le cose stanno cambiando e noi siamo fermi, immobili.

E’ TEMPO DI MUOVERSI.

GPS - Genitori Per la Scuola (Faenza)

venerdì 18 marzo 2011

Elogio della scuola pubblica.

Elogio della scuola pubblica (di Salvatore Nocera*)

«Noi cattolici - dichiara Salvatore Nocera, ritenendo del tutto inaccettabili i recenti giudizi pronunciati dal presidente del Consiglio sulla scuola pubblica - non contrapponiamo la scuola cattolica a quella pubblica laica, ma riteniamo col buon senso che ci siano positività nell'una e nell'altra e che possano esservi taluni disservizi nell'una e nell'altra; ma riteniamo ancor di più - con la Costituzione - che vi debba essere libertà per l'una e per l'altra». Sempre secondo Nocera, le parole del Presidente del Consiglio operano «un'inqualificabile discriminazione ai danni della scuola pubblica, cui egli dovrebbe riparare assicurando ad essa maggiori risorse finanziarie, per elevarne sempre di più la qualità»

Sono un cattolico praticante, sono stato presidente nazionale del Movimento Apostolico Ciechi e stimo molte scuole cattoliche per la loro serietà e impegno culturale, oltre che per l’accoglienza di qualità che rivolgono da tempo all'inclusione degli alunni con disabilità e ora anche a quelli stranieri.

Non posso però accettare i toni con cui il Presidente del Consiglio ha, in questi giorni, letteralmente ingiuriato la scuola pubblica italiana e quanti operano con professionalità e impegno all'interno di essa.

Se egli, che parlava a un convegno di cattolici [il Congresso dei Cristiano-Riformisti, N.d.R.], ha creduto in tal modo di fare cosa gradita a questi suoi potenziali elettori, ritengo che stavolta non abbia raggiunto lo scopo. Infatti, noi cattolici non contrapponiamo la scuola cattolica a quella pubblica laica, ma riteniamo col buon senso che ci siano positività nell'una e nell'altra e che possano esservi taluni disservizi nell'una e nell'altra; ma riteniamo ancor di più - con la Costituzione - che vi debba essere libertà per l'una e per l'altra.

Io, e con me moltissimi cattolici, ritengo che chi sceglie la scuola cattolica lo faccia per una propria libera scelta e non per sottrarre i propri figli al cosiddetto "lavaggio del cervello" che verrebbe operato dai docenti della scuola pubblica nei confronti degli alunni, per renderli "contrapposti agli insegnamenti delle famiglie", come ha dichiarato il Presidente del Consiglio. Questi, che si vanta di avere frequentato le scuole dei Salesiani, non ha esperienza diretta delle scuole pubbliche come ce l'ho io e moltissimi altri cattolici che hanno scelto di frequentarle, dove ci siamo trovati molto bene, malgrado la scarsità di risorse.

Chi scrive ha frequentato le scuole pubbliche negli anni Cinquanta nel "profondo Sud", a Gela, da minorato della vista, quando ancora non esisteva alcuna norma sull'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e sono grato ai miei docenti di allora che mi hanno accolto con professionalità, realizzando la volontà della mia famiglia che rifiutava il mio internamento in un istituto speciale per ciechi.

Nella scuola pubblica ho trovato compagni di differenti condizioni economiche, culturali e sociali e ho cominciato a sperimentare il dialogo fra diverse mentalità e fra diverse concezioni della vita, ciò che mi ha educato alla democrazia.

Ciò che forse mi ha ferito di più nel linguaggio del Presidente del Consiglio è che egli ha espresso questo suo giudizio di dileggio proprio come Presidente del Consiglio, che dovrebbe cioè impegnarsi a rendere sempre più efficiente la scuola pubblica perché "scuola aperta a tutti", come recita l’articolo 34 della Costituzione [«La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso», N.d.R.]. Egli invece l'ha giudicata come "luogo di corruzione dei giovani" e di "circonvenzione di minori".

Nessun cattolico, fedele laico o membro della gerarchia ecclesiastica si era mai espresso in tali termini; nessun conservatore di formazione cattolica, per quanto critico della scuola pubblica, si era mai spinto a tanto.
E nemmeno la FIDAE - la Federazione delle scuole cattoliche che conosco da decenni per aver collaborato con essa sull'integrazione degli alunni con disabilità - credo sia grata al Presidente del Consiglio per queste sue affermazioni gratuite e ingiuriose; anzi, credo che ne sia stata sgradevolmente colpita e mi auguro che faccia sentire la propria voce di dissenso e di dissociazione da questo giudizio denigratorio.

Il Presidente del Consiglio, che ha il merito di avere firmato la Legge 67/06 che condanna qualunque forma di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, ha con quel suo giudizio lesivo della verità operato un'inqualificabile discriminazione ai danni della scuola pubblica, cui dovrebbe riparare assicurando ad essa maggiori risorse finanziarie, per elevarne sempre di più la qualità.

*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap).

Press-IN anno III / n. 713

Superando.it del 28-02-2011

martedì 8 marzo 2011

Scuola e costituzione - Sabato 12 in piazza a Faenza



Art. 30.

È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli ...

Art. 3.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana

sabato 5 marzo 2011

E noi che avevamo capito male ...


"Non ho mai attaccato la scuola pubblica. Ho solo detto, parlando dei cattolici, che vanno aiutate le famiglie che trovano un insegnante che cerca di inculcare nei loro figli valori e principi diversi da quelli in cui credono. E bisogna farlo con un buono-scuola, in modo che i meno abbienti possano mandare i loro figli a una scuola privata".
http://www.tgcom.mediaset.it/politica/articoli/articolo504840.shtml

E io pago!



(Il Resto del Carlino - Sabato 5 Marzo 2011) Il pasto a scuola sfonda quota 5 euro
Aumento dell’11 per cento. Il trasporto scolastico cresce invece del 20
SENZA FARE pubblicità alla decisione, la Giunta municipale ha deliberato aumenti alle tariffe dei servizi scolastici, ovvero la refezione e il trasporto. Gli incrementi entreranno in vigore il primo settembre 2011, cioè per il prossimo anno scolastico. Non si tratta di lievitazioni da poco, e riguardano tutte le scuole statali, da quelle dell’infanzia alle medie, e quindi toccherano migliaia di famiglie faentine. L’aumento è di 50 centesimi a pasto, il che significa che il costo del singolo pranzo a scuola passerà da 4 euro e 69 centesimi a 5 euro e 19 centesimi, con un incremento pari al 10,73 per cento.

ANALOGAMENTE, «pur non rientrando il trasporto scolastico tra i servizi a domanda individuale — si legge nella delibera di Giunta del 22 febbraio — si ritiene opportuno procedere a un adeguamento tariffario pari al 20 per cento della preesistente tariffa, che nella configurazione base passa da 307 euro e 29 centesimi a 368 euro a 75 centesimi». Anticipando le linee guida del bilancio ora in discussione, l’esecutivo aveva spiegato che era necessario tagliare le spese per circa 5 milioni di euro, e quindi qualche aumento di tariffe era assolutamente necessario.

LA GIUNTA aveva anche detto che gli aumenti nella refezione e nei trasporti scolastici non avrebbe inciso più di tanto nei conti finali, ma che si trattava di adeguamenti necessari per incassare qualche decina di migliaia di euro in più. Esistono delle riduzioni, calcolate con il criterio Isee: - 20 per cento per le famiglie con un indice Isee inferiore a 7mila euro; - 30 per cento per Isee al di sotto dei 5mila euro; - 60 per cento per Isee sotto i 3mila euro. Si tratta però di soglie Isee molto basse, calcolate per intercettare le esigenze di pochissime famiglie.

DA ANNOTARE che aumenterà anche il costo dei pasti degli operatori scolastici impegnati nella vigilanza e quelli per funzioni ispettive degli organi collegiali: da 5 euro e 49 centesimi passerà a 6 euro, con un aumento del 9,22 per cento. Nel settore trasporto scolastico, crescerà anche l’abbonamento dal 2° fratello in poi (da 215 a 258 euro) e quello per il trasporti di classi dalla città al forese e viceversa (da 34,83 a 41,80 euro. Gli aumenti sono leggermente superiori al venti per cento.

LE ISCRIZIONI SI ACCETTANO ENTRO IL 31 MARZO. IL COMUNE: «PUNTIAMO A UNA IMPORTANTE DIMINUZIONE DELLE LISTE D’ATTESA»

Cresceranno anche le rette per gli asili nido comunali e i privati convenzionati
SI SONO aperte le iscrizioni agli asili nido comunali e ai posti nido convenzionati a Faenza per l’anno scolastico 2011/2012. I posti sono riservati ai bambini nati negli anni 2009, 2010 e 2011. Le domande vanno consegnate – entro il 31 marzo - al servizio Infanzia del Comune in piazza Rampi 1. I moduli sono disponibili allo stesso servizio, all’Urp del Comune in piazza Nenni 19/a, oppure al Centro per le Famiglie in via degli Insorti 2. Sono scaricabili anche dal sito internet www.comune.faenza.ra.it. Gli uffici del servizio Infanzia (tel. 0546 691672/691673) sono aperti al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 13.30, il martedì e giovedì anche il pomeriggio dalle 14.30 alle 16.30. Per i bambini nati dopo il 31 marzo 2011 le domande potranno essere presentate entro il 15 luglio 2011 e andranno a costituire una graduatoria aggiuntiva, alla quale si farà ricorso se si esaurirà la graduatoria ordinaria.
«Anche quest’anno — sottolinea l’assessore ai servizi all’infanzia Maria Chiara Campodoni – nonostante la crisi e i tagli alla spesa degli enti locali, ci stiamo impegnando per mantenere alta l’offerta qualitativa del sistema integrato, pubblico e privato, dei servizi per la prima infanzia, cercando di aumentare l’inserimento dei bambini nei posti assegnati attraverso la graduatoria comunale, per raggiungere l’obiettivo di una importante diminuzione delle liste d’attesa. Per raggiungere questo obiettivo chiediamo una maggior collaborazione alle famiglie, alle quali è richiesto di accettare il posto assegnato entro trenta giorni dall’approvazione della graduatoria pubblica».
«Poiché riteniamo necessario un ripensamento sostanziale delle tariffe del servizio — conclude l’assessore Campodoni – volto a garantire un numero maggiore di posti da distribuire con graduatoria pubblica e una partecipazione maggiore alla copertura del costo del servizio da parte del cittadino/utente, le rette per l’anno scolastico 2011/2012 non sono state ancora deliberate, ma saranno rese note in primavera imsieme alla pubblicazione della graduatoria». Il Comune ha inoltre ottenuto anche per l’anno scolastico 2011/2012 gli assegni economici di conciliazione, messi a disposizione per favorire l’accesso delle famiglie, con reddito Isee non superiore a 35 mila euro, in posti nido non convenzionati.

Come salvare la scuola pubblica


http://tv.repubblica.it/dossier/difendo-scuola-pubblica-perche/come-salvare-la-scuola-pubblica-speciale-reptv/63347?video

giovedì 3 marzo 2011

Scuola Pubblica : ORGANO COSTITUZIONALE .

In pubblico, con toni veementi (esagitati?), il Presidente del Consiglio è andato all'attacco della scuola pubblica come luogo di cattivi maestri, dalla quale a buon diritto genitori liberi e pensosi vogliono tenere lontani i figli. Non è una novità. Per raccattare voti, Berlusconi non va mai troppo per il sottile. Ma una scuola allo stremo avrebbe meritato ben altra attenzione da parte del Presidente del Consiglio e della sua sempre fedele ministra dell'Istruzione (così ne avrebbe scritto Damon Runyon). Se una parola doveva venire, questa doveva essere di riconoscenza e rispetto per chi, in condizioni personali e ambientali sempre più difficili, svolge l'essenziale funzione della trasmissione del sapere e della formazione dei giovani. E anche di rispetto per gli studenti, ridotti nelle sue parole ad oggetti docilmente manipolabili, e che invece hanno mostrato di essere tutt'altro che inclini all'indottrinamento, di possedere sapere critico. Ma è proprio il sapere critico che inquieta, che turba il disegno di una scuola tutta e solo votata alla "formazione al settore produttivo"(queste le larghe vedute del Governo).

La scuola pubblica è un'altra cosa. Le sue ragioni sono oggi persino più forti di quelle che indussero i costituenti ad attribuirle valore fondativo, a costruirla come una istituzione affidata alle cure e agli obblighi della Repubblica, come ben risulta dalla severa lezione di diritto costituzionale impartita da Salvatore Settis all'inconsapevole ministra (La Repubblica 1 marzo 2011). Le nostre
società sono divenute più complesse, plurali nella loro composizione, attraversate da conflitti. Hanno per ciò bisogno di spazi pubblici dove le persone diverse possano incontrarsi, dialogare. Di fronte all'altro, infatti, non è più sufficiente la tolleranza. Oggi servono soprattutto riconoscimento, accettazione, inclusione. E per questo non bastano le buone parole, peraltro rare, i propositi virtuosi. Sono indispensabili istituzioni capaci di produrre le condizioni personali e sociali del riconoscimento.

Di queste istituzioni, di questi spazi aperti, la scuola pubblica è la prima e la più importante. Il mettere sullo stesso piano scuola pubblica e scuole paritarie annuncia il passaggio ad un sistema che produce scuole di "appartenenza" - cattoliche o musulmane, leghiste o meridionalizzate, per élites o per diseredati - e avvia un tempo in cui non è la libertà di ciascuno ad essere esaltata, ma nel quale il riconoscimento reciproco è sostituito dall'esasperazione della propria identità, il confronto dalla distanza dall'altro. Chiuso ciascuno nel proprio ghetto, tutti preparati a contrapporsi ferocemente l'un l'altro. Si rischia così una società nella quale nessuno è educato alla conoscenza degli altri, ma solo dei propri simili. Dove, dunque, il dialogo tra diversi diviene impossibile o superfluo, dove non solo la soglia della tolleranza si abbassa drammaticamente, ma si perde pure la possibilità di essere educati alla ricerca di dati comuni, che sono poi quelli che consentono di superare gli egoismi e di individuare interessi generali. Solo una scuola pubblica può trasformare la molteplicità in ricchezza.

Con espressione felice, Piero Calamandrei aveva parlato della scuola pubblica come "organo costituzionale". Proprio queste parole ci aiutano a cogliere un altro aspetto sconcertante dell'intervento del Presidente del Consiglio. Un organo costituzionale delegittima un altro organo costituzionale. Pure questa non è una novità. Non v'è più nulla nelle istituzioni che Berlusconi pensi che meriti d'essere rispettato, fuori di se stesso. Nel momento in cui la scuola viene indicata al disprezzo dei cittadini come luogo dove si "inculca" qualcosa, ecco costruita la premessa per giustificare il suo abbandono materiale, il taglio delle risorse, la mortificazione di chi lavora lì dentro - docenti e studenti. E, al tempo stesso, si dà nuovo fondamento al "dirottamento" dei fondi pubblici verso le scuole private.

Uso questa parola non per riaprire qui, come pure sarebbe doveroso, la questione della legittimità del finanziamento pubblico alla scuola privata, ma per porre un altro problema. Essendo indiscutibile l'obbligo dello Stato di istituire "scuole statali per tutti gli ordini e gradi" (art. 33 della Costituzione), nel momento in cui le risorse disponibili si riducono, quella chiarissima prescrizione costituzionale deve essere almeno intesa come criterio per la distribuzione delle risorse disponibili, sì che ai privati si dovrebbe arrivare solo dopo aver soddisfatto le esigenze del pubblico.

Si perde, altrimenti, proprio la qualità di organo costituzionale della scuola pubblica, il suo essere luogo di produzione della conoscenza, dunque di una delle precondizioni della stessa democrazia. Ma l'innegabile natura costituzionale della scuola pubblica, improponibile per una scuola privata che può esserci o non esserci, è specificata dal fatto che di essa la Costituzione parla subito dopo aver detto che "l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Alla scuola pubblica si deve guardare come al luogo del sapere libero e disinteressato, che è la forma del sapere che costruisce il cittadino. Se l'attenzione, invece, è sempre più rivolta al "settore produttivo", si ha di vista una formazione tutta strumentale, fatalmente riduttiva, persino inadeguata a quelle esigenze di flessibilità culturale che oggi accompagnano qualsiasi lavoro.

STEFANO RODOTA'